Iran: proteggere il diritto di protesta
Il 13 settembre 2022, la donna curda iraniana Mahsa Amini è stata arrestata a Teheran dalla cosiddetta polizia “morale” iraniana, che regolarmente sottopone donne e ragazze ad arresti e detenzioni arbitrarie, torture e altri maltrattamenti per non aver rispettato l’obbligo discriminatorio di indossare il velo. Secondo testimoni oculari, Mahsa Amini è stata picchiata violentemente mentre veniva trasferita con la forza nel centro di detenzione di Vozara a Teheran. In poche ore, è stata trasferita all’ospedale di Kasra dopo essere entrata in coma. È morta tre giorni dopo. Le autorità iraniane hanno annunciato indagini negando contemporaneamente qualsiasi illecito, ma questo non è bastato a fermare le numerose mobilitazioni della società civile dilagate su tutto il territorio nazionale.
Alla data del 22 settembre, le vittime erano oltre 30 tra cui quattro minorenni. Il numero è salito nei giorni successivi arrivando – secondo l’organizzazione Iran Human Rights – almeno a 70. Le persone ferite sono centinaia, altrettante quelle arrestate.
A seminare morte nelle strade di almeno 10 province iraniane, utilizzando proiettili veri (compresi pallini da caccia e di metallo) sono la Guardia rivoluzionaria, le forze paramilitari basiji e agenti in borghese. Morti e feriti sono stati registrati nelle province di Alborz, Esfahan, Ilam, Kohgilouyeh e Bouyer Ahmad, Kermanshah, Kurdistan Manzandan, Semnan, Teheran e Azerbaigian occidentale. La metodologia di ricerca seguita da Amnesty International su quanto sta accadendo in Iran comprende l’analisi di documentazione audiovisiva e testimonianze fornite da manifestanti, parenti delle vittime, difensori dei diritti umani e giornalisti.
A livello internazionale, Amnesty International sta organizzando mobilitazioni in solidarietà con la popolazione iraniana che è scesa in piazza per chiedere giustizia e libertà. Amnesty International chiede alle autorità iraniane di:
● abrogare immediatamente l’articolo 638 del codice penale islamico, oltre ad abolire l’umiliante e discriminatorio divieto di apparire in pubblico delle donne senza velo;
● porre immediatamente fine all’uso della forza letale durante le proteste quando i manifestanti non rappresentano una imminente minaccia di morte o di lesioni gravi alle forze di sicurezza o ad altri; ● cessare immediatamente l’uso illecito di pallini da caccia, che violano l’assoluto divieto di tortura o altri maltrattamenti dato il grave danno all’integrità fisica e il trauma mentale che questa condotta provoca a manifestanti e passanti;
● garantire indagini tempestive, complete, indipendenti e imparziali sull’uso illegale della forza da parte delle forze di sicurezza nelle proteste.
Il Comune di Trinità partecipa all’iniziativa di Amnesty International per sostenere le proteste degli iraniani: nelle piazze, nei luoghi simbolici delle nostre città, nei nostri piccoli Comuni, nei prossimi giorni vogliamo dare voce proprio a loro!
Dobbiamo e vogliamo guidare un’ondata di solidarietà nei confronti di chi, per protestare, rischia morte e repressione:
a Trinità
usciamo in piazza domenica 9 ottobre alle ore 10,00 per un flashmob
UNISCITI A NOI…
Promuoviamo fin da ora la petizione rivolta all’Ambasciata iraniana disponibile alla pagina: https://www.amnesty.it/appelli/iran-proteggere-il-diritto-di-protesta/