FERA DIJ POCIO E DIJ BIGAT ultima settimana di novembre

la "Fera dij Pocio e dij Bigat" si svolge ogno anno l'ultima settimana di novembre.

la fiera era nominata solo fera di puciu ma nell'anno 2000, dopo una interruzione di mezzo secolo, è stata ripresentata con l'appellativo "Fera di Pocio e dij Bigat" perchè il baco da seta era allevato dalle nostre donne fino ai primi anni del '9'00 per  aiutare con il ricavato la famiglia a sfamare i figli. 

Ora è diventata una delle più importanti attrazioni del comune coinvolgendo tutte le attività locali e non. Presenta sulla piazza Umberto 1° i creatori d'ingegno con i loro magnifici manufatti, gli artisti di strada, i Madonnari di Bergamo ed ogno anno novità interessanti. 

 Da sette anni esiste il campionato di battuta al coltello, marchio depositato dal comune di Trinità, a livello nazionale. 


Festa patronale di San Giorgio

S.Giorgio, patrono del paese, cade il 23 di Aprile e si festeggia con manifestazioni varie fino al primo di Maggio. Il culto di S. Giorgio esteso ovunque nel mondo, patrono di paesi e città, fin della stessa Inghilterra. In lui sono allo stesso tempo la mitezza e la forza: il suo nome vuol dire agricoltore, uomo dei campi, trasformato in soldato per l'esercizio delle armi spirituali elencate da S. Paolo nella lettera agli Efesini (cap. 6). S. Giorgio a cavallo ha ispirato, tanti secoli fa, la costruzione della cappella che sorge lungo la strada per Fossano, promotori - certamente - i cavallanti e i carrettieri di Trinità, numerosi allora e fino al recente passato. Un diploma di Emanuele Filiberto, che premia di elogi ed esenzioni gli huomini de la Trinità, riconosce che essi, al tempo degli assedi, avevano portato alla città di Cuneo grano, vino e altre vettovaglie con ventiquattro paia di buoi. Lo stesso Muratori, nella Monografia di Trinità scrive che i carrettieri trinitesi trasportavano quantità d'olio e di carbone a Torino ed altrove. Erano viaggi difficili su strade pericolose. E poi non erano rari i casi di brigantaggio di notte, con pericolo di perdere, con il carico, anche la vita. E come c'era San Cristoforo a proteggere i viandanti e i pellegrini, così ci voleva S. Giorgio per chi andava a cavallo. Quella di San Giorgio la festa di tutto il paese. Nata come celebrazione di una cappella si è estesa proprio per la spettacolarità della corsa dei cavalli, che richiamava tanta gente. Ma un anno successe un grave incidente: un ragazzo che assisteva alla corsa fu travolto e ucciso da un cavallo. Da allora non si ebbe più il cuore di far festa come prima. Ma l'appuntamento a fine aprile è rimasto e anzi, terminata proprio a S. Giorgio del 1945 la lunghissima ritirata dei tedeschi che segnava la fine della guerra, è ripresa la festa popolare che continua, anche senza i cavalli.

Fera dij Pocio e dij Bigat

Dopo più di mezzo secolo dall’ultima edizione, nel 2000 si  ripropose l’antica “fera dij pocio”, con la presenza dei “bigat”, i bachi da seta, una coltura molto diffusa fino al primo 900 a Trinità e così divenne  “fera dij pocio e dij bigat”. Anche quest’anno, a distanza di cinque anni dall’ultima edizione, vogliamo rinnovare l’invito a tutti coloro che credono nelle tradizioni di presentarsi a Trinità e rivivere con noi il fascino di una manifestazione che racchiude in se la vivacità del presente coniugata con la fatica ed il lavoro dei nostri anziani.

I “Pocio”, i più poveri tra i frutti della campagna trinitese, mai scomparsi del tutto, sono ora tornati in discreta abbondanza nei nostri giardini, suscitando curiosità ed interesse tra i tanti visitatori , come i “Bigat”, bachi da seta, anch’essi simbolo dell’economia rurale dell’inizio del secolo scorso, tant’è che in Trinità tutt’ora esiste una parte del paese detta “Filatur” in ricordo del lavoro svolto. 

Dal baco, la seta, i preziosi tessuti confezionati da sapienti artigiani apprezzati e venduti in tutto il mondo, dell’intero processo di filiera alla gente di Trinità toccava la parte più umile ma indispensabile : l’allevamento del baco nutrito con foglie di gelso per la produzione di quel sottile e lucente filo, dal quale altri traevano benefici economici ben più grandi.

La “Fera dij pocio e dij bigat” è uno spaccato dell’economia rurale dei tempi andati ed insieme il simbolo di un rinnovato slancio verso nuovi traguardi.

La manifestazione si svolge ogni anno l’ultimo fine settimana di novembre ed è curata dal Comune con la collaborazione di tutte le associazioni trinitesi alle quali  vorrei rivolgere  un sentito ringraziamento insieme ai tanti sponsor senza i quali nulla è possibile.

Non mi resta che augurare a tutti, grandi e piccini, buona “Fera” e buon divertimento .
Nessuno resterà deluso e…. vi assicuro c’è di tutto e per tutti i gusti.

Il 23 luglio

Il 23 luglio del 1944: data di tristi rimembranze che rimarranno scolpite nell'animo di quanti vi assistettero e le vissero nella loro completa tragicità. Trinità venne data alle fiamme dai nazifascisti e ben 95 case furono segnate il 22 luglio 1944 con una F gialla 94 case e con 2 F( FF) fare fuoco la casa in via Marconi 1, la casa di Domenico Zucco ( perchè antifascista e sovversivo). Era il quarto incendio per Trinità. I primi tre incendi avvennero nel 1554 ad opera delle truppe francesi sostenute dal comune di Sant'Albano Stura contro Trinità ed i Savoia. Trinità venne rasa al suolo e la stessa fine toccò al nostro Paese nel 1944 durante il 2° conflitto mondiale.
Dal diario di Michele Vaira: "23 luglio. Ad una notte in apparenza calma e tranquilla seguì l'alba sinistra; alba di calvario, rinnovando a quattro secoli di distanza quanto ebbe a sopportare il paese: incendi, saccheggi, devastazioni generali, miseria e disperazione. Giorno di strage, di dolore e di pinto che rievocò a caro prezzo le epoche trascorse tramandate dalla storia; tragedie vissute e subite, case crollate e bruciate, figli trucidati, strade ingombre e coperte di macerie, piazze irrorate di sangue.....Quanto danno! Quanto spreco! il frutto di tante fatiche, di tanto sudore e lavoro, in poco tempo sparito e sprecato.........Ormai 95 case ardevano come fiaccole e là, ove il giorno prima ancora esisteva un simpatico e ridente paese agricolo, non rimanevano più che rovine carbonizzate..., desolazione immensa, miseria completa...."
Il comune di Trinità ogni anno il 23 luglio commemora questa triste pagina della sua storia con una cena sotto le stelle per ricordare i propri antenati che erano rimasti senza nulla e con vari avvenimenti. Il più significativo è stato il gemellaggio del 23 luglio 2014 con la Comunità di Petralia Sottana con la quale abbiamo in comune, "CALOGERO BRACCO" un partigiano che diede il suo bene più prezioso, la Vita, per non tradire i compagni di lotta e per la Libertà che oggi godiamo. Calogero Bracco nacque nel 1917 a  Petralia Sottana e morì il 9 aprile 1944 a Trinità dopo atroci sofferenze infertegli dai repubblichini detti muti. 

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